La Commissione europea ha lanciato una direttiva destinata a rivoluzionare il lavoro dei rider: l’obiettivo è quello di garantire ai rider condizioni di lavoro conformi ai principi enunciati dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, che sancisce il diritto dei lavoratori al rispetto della salute, della sicurezza e della dignità e il loro diritto all’informazione e alla consultazione.
Nello specifico, l’intento della direttiva può essere diviso in tre punti:
Considerando che si parla di una direttiva, una volta che le prescrizioni della Commissione riceveranno l’approvazione del Parlamento europeo e del Consiglio, tutti gli Stati membri dovranno adeguare le loro normative a ciò che viene stabilito dall’Unione.
In sostanza, le società che mettono a disposizione i loro servizi attraverso una piattaforma digitale, all’interno del territorio europeo, dovranno assumere correttamente i rider, anche se la loro sede legale si trova fuori dai confini dell’Unione.
Sono stabiliti, inoltre, cinque criteri importanti della subordinazione, che si riterrà consistente se ne verranno integrati almeno due.
Si parla:
Questo significa che se dovesse nascere una controversia riguardo la natura del rapporto di lavoro, spetterà al datore dimostrare che si tratta di una prestazione autonoma (non subordinata) attraverso un ribaltamento dell’onere probatorio.
La direttiva prevede anche una revisione degli algoritmi utilizzati dalle piattaforme digitali (sarà prevista la supervisione umana) per renderli più trasparenti, questo perché l’algoritmo determina il modo in cui viene valutato il lavoro dei rider. In questo modo, quindi, ai rider sarà garantita la consapevolezza delle modalità con cui verrà giudicato il loro lavoro.