L’obiettivo del Governo, secondo il Ministro del Lavoro Marina Calderone, è quello di semplificare i contratti a termine rendendoli più fruttuoso, o meglio l’idea è quella di consentire l’accesso a nuove opportunità in tempi brevi in seguito alla cessazione del rapporto di lavoro.
Calderone crede sia il caso di inserire meno vincoli e di rivedere le causali in modo tale da valorizzare quelle legate ai contratti collettivi (nazionali, territoriali o aziendali) che sono più facili da applicare. Le causali che si presentano come motivo per la stipulazione di contratti determinati dalla durata superiore a 12 mesi sono assegnate alla contrattazione collettiva come affermato dall’articolo 51 del DLgs n 81/2015: “contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e i contratti collettivi aziendali stipulati dalle loro rappresentanze sindacali aziendali ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria”.
Per il Ministro la flessibilità è necessaria in quanto consente sia alle aziende che ai lavoratori di adattarsi alle richieste del mercato, ma sottolinea che non si deve partire da un assunto sbagliato e cioè quello di considerare la flessibilità come precarietà. Questa precisazione è stata fatta in riferimento a delle norme stringenti introdotte dal Decreto Dignità che associano il contratto a termine con l’idea del lavoro precario. Il Decreto Dignità, inoltre, ha ridotto la durata del contratto a termine che da 36 mesi è passato a 24 e previsto l’obbligo di presentazione della causale per i contratti la cui durata supera i 12 mesi o in tutti i casi di rinnovo. Insomma, ha limitato in maniera considerevole la flessibilità del Jobs Act, riforma precedente.