In data 14 ottobre sono scaduti i termini previsti per l’invio, da parte delle aziende con più di 50 dipendenti, del documento riguardante il rapporto biennale sulla parità di genere.
Nel caso in cui non dovesse essere inviato il rapporto, scatta l’invito, da parte della Direzione Regionale del Lavoro, ad emanare entro 60 giorni una sanzione amministrativa che va dai 103 ei 516 euro. Dopo 12 mesi, invece, scatta anche la sospensione dalla durata di un anno di eventuali benefici di cui già gode l’azienda.
Il riferimento legislativo di questo obbligo è l’art 46 del dlgs 198/2006 che ha modificato la soglia minima di dipendenti, da 100 a 50, sopra la quale è imperativo l’invio del rapporto sulla situazione del personale maschile e femminile. Il rapporto che le aziende sia pubbliche che private devono compilare ed inviare riguarda la situazione del personale in relazione a contratti, stipendi, promozioni e corsi di formazione. Le aziende che hanno meno di 50 dipendenti possono compilare e presentare il rapporto a seconda della loro volontà.
Dopo aver ricevuto il rapporto, il datore di lavoro dovrà trasmettere una copia del rapporto e la ricevuta alle rappresentanze sindacali aziendali, mentre l’Ispettorato Nazionale del Lavoro ha il compito di controllare la veridicità dei rapporti. Nel caso in cui l’INL dovesse rilevare delle inadempienze o inesattezze, le aziende andrebbero incontro a multe da mille a cinquemila euro.
È bene tenere a mente che il rapporto sulle pari opportunità è una normativa diversa dalla certificazione sulla parità di genere, che è stata introdotta dalla legge 162/2021 ed è in vigore dal primo gennaio 2022.