Certificazione di parità di genere: i benefici del progetto in arrivo dal 2022
Dal 3 dicembre entrerà in vigore la legge n. 162 del 2021, legge che modifica il Codice delle pari opportunità tra uomo e donna (Dlgs 198/2006) per tentare di ridurre le differenze salariali e di crescita, professionale e lavorativa, tra i due generi.
Le tre novità principali di questa legge sono:
- Un concetto di discriminazione più ampio, dove possono rientrare anche un’organizzazione e un orario di lavoro che possono penalizzare specifiche categorie di lavoratori.
- Un rapporto minuzioso sulla situazione del personale, richiesto ogni due anni alle aziende con almeno 50 dipendenti, che dovrà includere le retribuzioni e i premi riconosciuti ai lavoratori di entrambi i sessi.
- Una certificazione di parità di genere, attribuita alle aziende per determinare le misure adottate dai datori di lavoro per ridurre le differenze riguardanti la crescita, la parità salariale a parità di mansione e la tutela della maternità. Le aziende che avranno questa certificazione otterranno uno sconto dell’1% sui contributi da versare (fino a 50 mila euro all’anno).
Il concetto di discriminazione
Attraverso questa legge viene introdotta una nuova nozione sul concetto di discriminazione: è discriminazione ogni trattamento o modifica dell’organizzazione delle condizioni e dei tempi di lavoro che in ragione del sesso, dell’età, di esigenze di cura personale o familiare, mette o può mettere il lavoratore in condizione di svantaggio, di limitazione delle opportunità di partecipare alla vita o alle scelte aziendali, di limitazione nell’accesso ai meccanismi di progressione nelle carriere.
I provvedimenti in attesa
Riguardo le altre due misure, il rapporto biennale e la certificazione di parità, sono necessari alcuni accorgimenti attuativi che saranno adottati nel 2022, visto che la nuova certificazione partirà nel secondo trimestre dell’anno.
Le aziende, pubbliche e private, tenute a trasmettere ai sindacati il rapporto biennale sulla situazione del personale saranno quelle con più di 50 dipendenti, mentre quelle con meno di 50 dipendenti potranno stilare il rapporto su base volontaria.
Tutte le aziende che redigono il rapporto potranno ottenere la certificazione della parità di genere e, di conseguenza, gli sgravi contribuitivi, nel limite di spesa di 50 milioni nel 2022.
Considerazioni finali
La certificazione di parità riesce a far prendere atto di un forte divario tra i generi e focalizza la necessità di creare un sistema che, come si legge nel Pnrr, «accompagni e incentivi le imprese ad adottare policy adeguate a ridurre il gap di genere in tutte le aree maggiormente critiche».
Per cui, condividendo il pensiero dell’avvocata Giulietta Bergamaschi, managing partner dello studio Lexellent ed esperta di pari opportunità, «la legge 162/2021 non è rivoluzionaria ma è importante che le aziende siano portate a riflettere, per esempio sulla parità retributiva, dando una sostanza concreta alle iniziative adottate. Da un sondaggio organizzato dal nostro studio presso 90 aziende nazionali e multinazionali, è emerso che il 99% delle imprese ha un codice etico, ma solo il 42% ha una policy antidisciminazione».