Nuova Irpef: pochi vantaggi per i giovani
La riforma delle aliquote dell’Irpef è stata pensata per non far sentire troppo il peso delle tasse ai contribuenti con redditi medi, ma potrebbe avere degli effetti anche sui contribuenti più giovani, sebbene in forma minore.
I contribuenti giovani sono considerati i più “poveri”, poiché il reddito medio supera di poco i 6.500 euro: cifra che diventa sempre più piccola dopo il pagamento dell’imposta e con la quale un ragazzo non riuscirebbe a vivere da solo.
Una buona parte dei giovani, infatti, vive ancora con i genitori e contribuisce alle spese con i soldi guadagnati con lavoretti temporanei e precari (gig economy). Alcuni di questi giovani potrebbero ritrovarsi nella situazione di dover studiare e lavorare contemporaneamente.
La distribuzione delle statistiche del Mef non permette di conoscere le caratteristiche dei redditi di quei giovani che non hanno più l’età per andare all’università: parliamo di una fascia d’età che va dai 25 ai 44 anni.
L’imponibile medio dei contribuenti di questa classe, all’incirca 18mila euro, è superiore a quello dei giovani della classe precedente, ma è inferiore al valore medio complessivo.
L’85% dei giovani si colloca nel primo scaglione di reddito, quello fino a 15mila, che la riforma dell’Irpef non sembra destinata a cambiare né il limite superiore, né l’aliquota d’imposta e quindi, sostanzialmente, non si ha nessun risparmio d’imposta.
Un altro 14% si ritrova nello scaglione successivo, quello fino a 28mila euro, per il quale l’aliquota cala di due punti percentuali (dal 27% al 25%).
In questo scaglione lo sconto fiscale dovuto all’abbassamento dell’aliquota potrebbe arrivare a 260 euro pro capite, ma per sei giovani su dieci potrebbe fermarsi sotto i 50 euro, dato che il loro reddito imponibile medio si aggira intorno ai 17mila euro. Di conseguenza la riduzione dell’aliquota si applica su un paio di migliaia di euro.
La riforma dell’Irpef non si focalizza solo sulla ridefinizione delle aliquote, ma anche sulle detrazioni per il lavoro dipendente e il bonus dei 100 euro al mese.
Nel 2009, l’importo mensile era di 80 euro, come stabilito dal Governo Renzi, e nella distribuzione dei 12 milioni di bonus spettanti la parte da leone l’hanno fatta i contribuenti con età tra 25 e 64 anni: dei potenziali beneficiari, tra i contribuenti giovani con reddito da lavoro dipendente, solo uno su due ricevette questo contributo.
Quindi, se il bonus fosse trasformato in detrazione senza mezzi di monetizzazione, molti giovani lo perderebbero, perché l’Irpef da pagare sarebbe più bassa del bonus.