Tempo di riforma per lo Smart Working
La Ministra del Lavoro, Marina Calderone, annuncia una riforma del lavoro agile, il cui obiettivo è quello di creare un modello ibrido che possa diventare uno «strumento di lavoro continuo e costante per tutte le aziende pubbliche e private». Attualmente il lavoro agile appartenente al settore privato viene regolamentato dalla Legge 81/2017 che ne dà questa definizione: “modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici per lo svolgimento dell’attività lavorativa. La prestazione lavorativa viene eseguita in parte all’interno di locali aziendali e in parte all’esterno senza una postazione fissa, entro i soli limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale, derivanti dalla legge e dalla contrattazione collettiva.”
Tuttavia, secondo Calderone questa normativa non è più sufficiente per dar voce alle esperienze fatte durante il periodo di pandemia. In attesa della revisione annunciata dalla ministra restano applicabili le regole di questa legge e fino a marzo resta il diritto allo smart working per i lavoratori fragili.
Durante il periodo di pandemia da Covid – 19 le aziende hanno avuto la possibilità di applicare lo smart working semplificato, modalità di lavoro agile che non richiedeva accordi individuali ma solo una comunicazione al ministero da parte dell’azienda con l’elenco di tutti i nominativi delle persone in lavoro agile e la durata di tale modalità lavorativa.
Calderone, prendendo in considerazione tutta l’evoluzione dello smart working, pensa ai nuovi passi normativi verso il modello ibrido che si identifichi nella possibilità di superare le rigidità attuali. In realtà semplicemente vuole chiarezza su alcuni aspetti specifici, ossia: formazione, malattia, tutele e controlli.