Il Garante della privacy ha espresso un parere in merito a uno schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri che aggiorna le disposizioni relative alle certificazioni verdi: i datori di lavoro dovranno verificare la validità della copia del green pass che viene consegnato dai lavoratori.

Il Dpcm conterrà anche delle indicazioni che, nel caso di positività al Covid-19 o di contraffazione o di uso improprio del green pass, farà revocare la certificazione per poi farlo ripristinare nel momento in cui la persona risulti negativa. Tutto ciò si incrocia con la possibilità, introdotta dal Dl 127/2021, che un lavoratore possa chiedere di consegnare al datore di lavoro la copia del suo green pass e che per tutta la sua validità sia esonerato dai controlli.

Questa possibilità ha la finalità di semplificare gli adempimenti dei datori di lavoro, ma può verificarsi solo se il green pass emesso resta valido fino alla data di scadenza prevista. Bisogna ricordare, però, che la certificazione può essere sospesa in modo temporaneo, di conseguenza c’è la necessità di doverne verificare periodicamente la validità.

Nel provvedimento del 13 dicembre del Garante della privacy si afferma che, nel modello del Dpcm, c’è la «previsione in base alla quale, nei casi in cui il lavoratore si avvalga della facoltà di consegna al proprio datore di lavoro della certificazione verde, il datore di lavoro stesso sia comunque tenuto, a tutela della salute e sicurezza dei luoghi di lavoro, a effettuare il regolare controllo sulla perdurante validità della certificazione del lavoratore effettivamente in servizio con le modalità previste dalla disciplina di settore»: questo controllo può essere effettuato leggendo il codice Qr della copia consegnata o attraverso altre modalità abilitate.

Il parere del Garante, però, riguarda un disegno del Dpcm che non è stato ancora adottato, per cui non resta che aspettare, per poi verificare se le disposizioni che verranno approvate saranno uguali o differenti da quelle contenute nella bozza.