Tasso di disoccupazione in calo: gli occupati tornano sopra i 23 milioni
Il mercato del lavoro si sta riprendendo, infatti, a novembre si contavano 64mila occupati in più di ottobre, registrando in tre mesi un aumento di circa 200 mila occupati. Quindi, si è tornati sopra la soglia dei 23 milioni di occupati, soglia mai raggiunta da marzo 2020, contando 700mila in più rispetto al picco di gennaio 2021, ma mancano 115mila occupati rispetto a quello che era il livello di febbraio 2020 (pre-pandemia).
Tra il mese di ottobre e il mese di novembre l’Istat registra, oltre all’aumento degli occupati, anche un calo dei disoccupati (-43mila) e degli inattivi (-46mila). Il tasso di occupazione, invece, sale al 58,9%, e a beneficiare di questa crescita occupazionale sono uomini e donne tra i 15-34 anni e ultracinquantenni.
I contratti permanenti diminuiscono, questo può essere collegato all’incertezza dell’evoluzione della pandemia che diventa un freno per gli impegni a lungo termine da parte delle aziende.
Dando uno sguardo alla disoccupazione nell’eurozona, che a novembre è calata al 7,2% e nell’Ue al 6,5%, l’Italia risulta essere ai livelli più alti in Ue, dopo Spagna (14,1%) e Grecia (13,4%). Tra i giovani, inoltre, il tasso italiano di disoccupati si conferma come il terzo più alto, collocandosi sempre dopo Grecia e Spagna: secondo Eurostat nell’eurozona a novembre il tasso di disoccupazione giovanile si aggirava intorno al 15,5% e al 15,4% nella Ue, una situazione in calo, visto che ad ottobre erano rispettivamente al 15,8% e al 15,6%.
Tornando ai dati Istat, possiamo vedere che rispetto ai livelli pre-pandemia il tasso di occupazione è superiore di 0,2 punti, quello di disoccupazione è passato dal 9,7% al 9,2%.
Nel confronto con novembre del 2020 si contano 494mila occupanti in più, con la spinta di base degli occupati a termine (+448mila), la crescita è più discreta per i permanenti (+42mila) e gli indipendenti (+4mila).
Il tasso di occupazione è in aumento per tutte le classi di età, l’unica variazione negativa riguarda i lavoratori tra i 35 e i 49 anni, ma questo è dovuto ad un elemento della componente demografica. Inoltre, rispetto a novembre 2020, c’è una diminuzione delle persone in cerca di lavoro e degli inattivi.
L’Ufficio Studi di Confcommercio evidenzia delle criticità, partendo dalle «incertezze del quadro economico che stanno rendendo difficile la crescita del lavoro dipendente a tempo indeterminato», questo mentre «il parziale recupero della componente autonoma appare un elemento episodico legato alla riapertura di alcune attività stagionali, in considerazione di un saldo negativo per 210mila unità rispetto a febbraio 2020».
Questo scenario preoccupa i sindacati che chiedono al Governo di continuare a prorogare la cassa Covid, Tania Scacchetti (Cgil), infatti, afferma che la ripresa «è ancora troppo fragile per indurre all’ottimismo, e di scarsa qualità poiché fondata sul lavoro a termine».
Secondo Luigi Sbarra, leader della Cisl, «il mondo del lavoro ha mostrato vitalità, ma a novembre scontava numeri lontani dai livelli pre-crisi. Oggi, con l’impennata della curva epidemica, questa distanza rischia di aumentare ulteriormente».
In sostanza, come sottolineato anche da Ivana Veronese, questa preoccupazione nasce dal fatto che la maggior parte degli occupati viene assunta con contratto a termine, proprio perché permane una forte insicurezza del sistema produttivo, dovuta alla situazione mai conclusa dell’emergenza pandemica.