Reddito di Cittadinanza: le offerte del privato
Una sezione del DL Aiuti riguarda la possibilità delle aziende private di proporre offerte di lavoro alle persone titolari di Reddito di Cittadinanza, anche senza rivolgersi ai centri per l’impiego.
Questa nuova possibilità, fa entrare le aziende private nel cerchio delle offerte di lavoro che al terzo rifiuto provocano la revoca dell’agevolazione. Quindi, se da un lato questa estensione amplia l’occasione di impiego per molti, dall’altra può facilitare lo scatto alla decadenza del sussidio.
Il nuovo criterio entrerà in vigore verso metà luglio, dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Aiuti nella versione convertita in legge, dopodiché nel giro di 60 giorni verrà stilato un decreto ministeriale incentrato sulle istruzioni per la comunicazione e la successiva verifica del rifiuto dell’offerta di lavoro proposta dai privati.
Le offerte di lavoro proposte sono considerate congrue se a tempo indeterminato, con sede di lavoro ubicata a meno di 80 chilometri dalla residenza del possibile lavoratore o raggiungibile con i mezzi pubblici.
Nello specifico, dopo il primo rifiuto si verificherà una diminuzione del Reddito di Cittadinanza di 5 euro al mese, con il secondo rifiuto si passa all’obbligo di accettare la terza e ultima offerta altrimenti scatterà la revoca.