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    Published by Benedetta Bianco on 15/11/2022
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    Dopo l’approvazione da parte del Governo al quarto decreto pensato per sostenere le famiglie e le aziende schiacciate dal caro energia, l’attenzione è stata diretta sulla manovra 2023. Tra le misure che potrebbero far parte della prossima legge di Bilancio, alcune potrebbero essere incentrate sui trattamenti pensionistici. Il Governo, infatti, starebbe lavorando ad un doppio binario: da una parte finestre per l’uscita anticipata, ossia a 62-63 anni con un numero minimo di anni di contributi proporzionato, e dall’altra parte incentivi per coloro che decideranno di continuare a lavorare con un aumento che potrebbe equivalere al 10%.

    In ogni caso il governo deve trovare una soluzione definitiva entro dicembre, in quanto si avvicina la scadenza di varie misure (quota 102, Ape sociale e Opzione donna) e il rientro in vigore del regime della legge Fornero. In realtà, per le prime due misure si prevede una proroga ma bisognerà trovare un terreno comune per tutto il resto.

    Il Tesoro, secondo quanto reso noto dal Corriere della Sera, starebbe lavorando ad un piano incentrato sulla possibilità che un lavoratore sia riuscito a maturare i requisiti e possa restare al lavoro, in questo caso sia lui che il datore di lavoro smetterebbero di versare i contributi e una parte di questa cifra entrerebbe a far parte della busta paga come aumento pulito del 10%.

    Tutto il resto della platea discute da sempre della possibilità di arrivare alla Quota 41 e cioè alla pensione con 41 anni di contributi, ci sarebbe da decidere se vincolarla o meno ad una concordata età del lavoratore.  I sindacati, in attesa di essere convocati dal governo, appoggiano la possibilità di un esperimento della durata di un anno volto a valutare quello che sarebbe il peso reale della prima citata misura che senza prevedere un limite minimo di età del lavoratore costerebbe la bellezza di 45,5 miliardi l’anno.

    Su questo tema importante è intervenuto anche il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, il quale ha affermato che “a gennaio non si tornerà pienamente alla legge Fornero. Avremo una Quota 41 con 61 o 62 anni per il solo 2023, come misura ponte verso la riforma organica che faremo il prossimo anno. Spenderemo meno di 1 miliardo per agevolare 40-50 mila lavoratori. Pensavamo anche a un bonus per chi resta a lavorare, ma la prudenza di bilancio ci induce a rinunciare”.

    Non ci resta che attendere, anche perché tra i problemi urgenti che il governo deve affrontare sul piano economico non sono presenti solo quelli legati alla legge di Bilancio.

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    Benedetta Bianco
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